Ambiti applicativi della Musicoterapia

Musicoterapia in Terapia intensiva Neonatale

Secondo i dati che emergono dal un rapporto dell’ OMS (2012) ogni anno nel mondo nascono 15 milioni di bambini prematuri, con un rapporto di una nascita pretermine ogni dieci. Superano il milione i neonati che muoiono annualmente a causa di complicazioni legate al parto pre-termine e, tra quelli che sopravvivono, si riscontrano spesso disabilità permanenti di natura fisica o neurologica” (Ki-moon, 2012). 
Molti bambini prematuri devono far fronte a numerosi eventi sensoriali di iper-stimolazione e privazione in un momento in cui il loro corpo non è ancora del tutto pronto per affrontare il mondo esterno. L’isolamento medico richiesto che segue la nascita prematura può causare alti livelli di stress nel bambino e può esercitare effetti deleteri sul cervello ancora immaturo alterando il suo sviluppo successivo. I genitori vivono comunemente nell’incertezza riguardo la salute e la sopravvivenza del proprio bambino. Questa incertezza è spesso accompagnata da sentimenti di paura, senso di colpa e dolore, che possono influire negativamente sul genitore ed il processo di attaccamento dei bambini.

Musicoterapia in Neuroipsichiatria infantile e Autismo

La terapia musicale può avere un ruolo attivo per i soggetti con disturbi del neurosviluppo e con disturbi psicologici dell’infanzia. Il processo di co-creazione ed elaborazione musicale può condurre a dei risultati attraverso la condivisione di forme vitali in un processo musicale continuo di regolazione delle esperienze affettive e relazionali (Haslbeck, 2014; Stern, 1985). La produzione e la co-costruzione musicale, il canto e l’improvvisazione in una relazione musicoterapica, possono fornire un’elaborazione vitale e contribuire alla pacificazione e stabilizzazione emotiva (Standley, 2002). In riferimento ad alcune tipiche patologie quali il disturbo dello spettro autistico o la sindrome di Rett, alcuni studi (Elefant, 2004) mostrano come la produzione musicale e la musicoterapia promuovano la interazione, favoriscano la comunicazione con l’ambiente circostante e facilitino lo sviluppo di capacità sensoriali, affettive nei soggetti con disabilità neuropsichiatrica. In base alla peculiarità di ogni disturbo, i musicoterapeuti indirizzano i loro interventi in modo specifico sui bisogni del paziente coinvolgendolo attivamente e seguendo un processo che include l’assessment iniziale, il trattamento e la valutazione (Wigram, 2002).

Musicoterapia e autismo

Il disturbo autistico può essere pensato come un difetto della organizzazione delle strutture cerebrali che sottostanno allo sviluppo delle competenze intersoggettive (Muratori e Maestro, 2007). Diverse ricerche sulle epoche più precoci della vita dei bambini con autismo condotte mediante lo studio dei filmati familiari dimostrano che i deficit intersoggettivi sono tra i primi a manifestarsi; inoltre molti trattamenti hanno come obiettivo il miglioramento di tali competenze intersoggettive, primarie e secondarie.
La musicoterapia può essere intesa come un mezzo per sostenere lo sviluppo intersoggettivo (Trevarthen, 2001). A sostegno di ciò vi è l’osservazione che in soggetti successivamente diagnosticati come autistici, le interazioni intersoggettive nei primi mesi di vita risultano essere dipendenti dal motherese che risulta particolarmente potente nell’attivare momenti intersoggettivi nei bambini con autismo (Muratori, Maestro, 2007). Anche il fenomeno della sintonizzazione affettiva può essere paragonato ad un tema musicale con variazioni, in cui la madre inserisce delle varianti modificando sempre di una certa misura il suo contributo (Stern, 1985). In maniera simile il musicoterapeuta elabora musicalmente i contenuti musicali del bambino, al fine di favorire un processo di espressione e di simbolizzazione (Trevarthen & Daniel, 2005).
E’ stato mostrato che il bambino con autismo mostra un maggior interesse per la musica delle parole rispetto al linguaggio verbale degli adulti. Nei bambini con autismo sembra emergere una sorta di dissociazione tra prosodia e linguaggio, che è stata anche documentata dalla differenza nel processamento di stimoli uditivi quasi-verbali in soggetti con autismo attraverso tecniche di neuroimaging (Lai et al. 2012).
Questa preferenza per la musicalità nell’autismo ha portato al sempre più frequente uso di essa all’interno di molteplici contesti terapeutici. La musicoterapia improvvisativa si propone di interagire partendo da un basso grado di strutturazione degli elementi musicali per permettere di sviluppare forme di interazione e di reciprocità.  La musicoterapia improvvisativa pone al centro della seduta il paziente e la sua possibilità di operare scelte, in modo che per esso sia possibile, in prima persona, una partecipazione attiva alla costruzione del percorso musicale terapeutico (Giusti, 2014).
La relazione musicoterapica con bambini appartenenti allo spettro autistico ci pone di fronte a situazioni problematiche e complesse che possiamo ridurre a due possibili scenari.  Da un lato abbiamo una situazione di estrema frammentarietà e discontinuità. L’impossibilità di fermarsi e mantenere l’attenzione per più di qualche attimo su qualsiasi esperienza, il continuo fuggire dal contatto con qualsiasi oggetto.
In altre situazioni ci possiamo trovare in presenza di una ossessiva ripetizione, monotonia, stereotipia.
Per affrontare questi scenari la musicoterapia offre ritmicità, regolarità assieme a variazione e flessibilità; 
si cerca un collegamento tra uno stato interno e la sua manifestazione esterna, tra affetto e comportamento, tra pensiero e oggetto del pensiero. Sequenze ripetute minimamente variate danno continuità ai gesti e possono riuscire ad attivare un rinvio al passato appena passato che viene ricordato nel momento presente, nel tentativo di dare direzione alla sequenza e fluidità alla relazione (Suvini, 2019).
In tal modo con pazienza, costanza è possibile sviluppare continuità e si possono portare lente trasformazioni e cambiamenti che possono essere considerati un importante contributo alla regolazione interna e intersoggettiva delle persone affette da autismo e quindi favorire la integrazione sociale (Bieleninik, 2017).

Musicoterapia e Disabilità Intellettiva

Musicoterapia e Disabilità Intellettiva (ID): un ambito applicativo nel quale viene più comunemente utilizzata la Musicoterapia con efficacia. Nella proposta di musicoterapia con pazienti con ID in base alla gravità del deficit cognitivo e/o fisico, il musicoterapeuta può proporre l’elemento musicale in modi diversi, adattandosi di volta in volta ai bisogni connessi dalla disabilità del paziente. La presa di coscienza di tali limiti e quindi della propria diversità, che avviene già in età prescolare, porta molto spesso alla costruzione di un gran numero di meccanismi difensivi, definiti anche handicap secondario (Sinason, 2002), che finiscono a poco a poco per far chiudere il soggetto in se stesso, minando in primo luogo la disponibilità a mettersi in gioco nel mondo, e di conseguenza la capacità di esprimere ed elaborare le proprie emozioni nel contesto della relazione con gli altri (Lolli, 2012).
In questo processo la disabilità tende di fatto ad aggravarsi. La capacità della musica di contattare aspetti della comunicazione non verbale, dove la dimensione verbale è spesso compromessa, può consentire la costruzione di forme di scambio affettivo, e quindi di reciprocità con il musicoterapeuta. All’interno della relazione il paziente avrà la possibilità di esplorare le proprie risorse e quindi di sentirsi efficace, potendo arrivare infine a contattare ed esprimere i propri stati emotivi. Questi ultimo potranno essere condivisi con il musicoterapeuta in una dimensione protetta, nella quale essi possano essere contenuti, elaborati e trasformati in una risorsa interiore. La musicoterapia può quindi lavorare su molti diversi aspetti tra cui il miglioramento dell’espressione e la regolazione elle emozioni, lo sviluppo neuro-psicomotorio e le risorse sociali e relazionali (Elefant, 2004).

Musicoterapia e Anziani

Musicoterapia e anziani: in molti Paesi Europei ed extra Europei, la musicoterapia viene inserita nel piano di cura dei pazienti anziani e in condizioni di demenza senile. La American Accademy of Neurology (2001) ha inserito la musicoterapia nelle sue linee guida con l’idea che l’intervento musicale possa migliorare le attività funzionali e a ridurre i disturbi del comportamento nei pazienti anziani e con demenza (Suzukamo, 2013). È stata dimostrata l’efficacia del trattamento musicoterapico in diversi ambiti clinici che riguardano la terza età come l’Alzheimer, il Parkinson o altri stati di decadimento cognitivo e di demenza senile; in questi contesti l’obiettivo della musicoterapia è quello di migliorare la qualità di vita dell’utente, migliorarne la relazione comunicativa e facilitare la riduzione dei disturbi (Barbera, 2011). Si tratta di un approccio non farmacologico che può essere efficace nel trattamento dei sintomi comportamentali e psichiatrici della demenza (Ridder 2005). Inoltre, le revisioni preliminari della letteratura hanno mostrato effetti positivi dell’uso della musica o della terapia musicale nel trattamento di persone con demenza anche in relazione agli stati di ansia, di agitazione e aggressività, nonché agli aspetti depressivi e alla qualità di vita. Offrendo supporto e facilitando la comunicazione, il musicoterapeuta incontra i bisogni della persona; la qualità della relazione tra paziente e terapeuta, tenendo presente che l’improvvisazione musicale contribuisce alla comparsa di momenti di risonanza affettiva, può portare a benefici e cambiamenti straordinariamente positivi (Coomans, 2016).  La musica, riferendosi contemporaneamente al corpo e alla mente, ed essendo quindi simultaneamente sia fenomeno fisico che stimolo percettivo-sensoriale, rappresenta uno strumento estremamente adeguato al lavoro in ambito geriatrico (McDermott et al. 2013).

Musicoterapia e Gestione del Dolore

Musicoterapia e gestione del dolore: si utilizza il suono e la musica come strumento per interagire e migliorare lo stato di salute del paziente (Wigram, et al., 2002) e ha dimostrato la sua efficacia in molti differenti ambiti clinici come la neonatologia, l’autismo, la onco-ematologia, la neurologia, la gestione del dolore, gli stati di trauma, il sostegno nella terapia intensiva (Cochrane Review di Music Therapy & Music medicine, 2011 – 2016).
La musica è risultata efficace per la riduzione dell’ansia nei pazienti sottoposti a interventi di chirurgia come ad esempio quelli cardiovascolari (Sevdan et al., 2007; Sili, 2013). La musica ha la stessa efficacia sia nei pazienti operati per la prima volta che in quelli che hanno già eseguito un intervento chirurgico. La musica inoltre non ha un effetto transitorio: dopo circa un’ora dalla fine del suo ascolto, l’effetto benefico non si riduce (Sili, 2013). I risultati dimostrano che l’ascolto della musica è un valido strumento per la presa in carico del paziente che si sottopone ad intervento chirurgico in ambito cardiologico.
Gli effetti della musica sembrano ulteriormente migliorare quando la musica è scelta tra le musiche preferite del paziente. L’ intervento musicoterapico non richiede tecnologie sofisticate e costose, prolungamento dei tempi di assistenza o interferenze con le routine assistenziali.

Musicoterapia a Scuola

La Musicoterapia a Scuola si propone di formare uno spazio aperto all’espressione e al dialogo, per facilitare la comunicazione e permettere di far entrare il soggetto in terapia in contatto con il mondo esterno. L’obiettivo è quello di far crescere il rispetto delle regole, vivere liberamente emozioni e sensazioni in un luogo creativo. 
Il linguaggio musicale affrontato in tutte le sue componenti, quali ritmo, timbro, intensità e movimento, può migliorare le facoltà percettive, intellettive, motorie e sensoriali e facilitare la comunicazione e la relazione nel gruppo classe. Inoltre, la capacità del suono ci proietta in una dimensione in cui le sue componenti possono esplicare memorie profonde ed aprire nuove prospettive all’essere in relazione col mondo. La comunicazione con il suono e la musica non tollera accanimento educativo, ma valorizzazione e rispetto della persona; cioè si vuole comprendere l’altro, per andare verso un apprendimento che porti al benessere e l’autonomia.
All’interno della Scuola i bambini possono soffrire di una serie di difficoltà di apprendimento, problemi comportamentali, problemi sociali e disabilità psicologiche. Il musicoterapeuta considera questi problemi come il soggetto principale dell’intervento e la funzione della musica è di agire come mezzo per andare incontro ai bisogni del paziente.  Ascoltare ed essere ascoltato, nella relazione musicale, significa intuire una nuova realtà, intravedere una nuova possibilità e delineare nuove dimensioni e modalità di affrontare sensazioni, pensieri, immagini ed emozioni.